SILVIABATTAGLIO
ORLANDO
Tutti gli IO di cui sono composta e che sono sovrapposti gli uni agli altri hanno i loro legami altrove, cosicchè un IO verrà solo se piove e un altro IO solo se c’è il vento e un altro ancora solo se…insomma, io stessa potrò moltiplicare i diversi compromessi che i miei differenti IO hanno fatto con me. (Orlando | V. Woolf)
Ideazione e regia Silvia Battaglio
Scrittura di scena liberamente ispirata a Orlando (Virginia Woolf)
Con Lorenzo Paladini, Silvia Battaglio
Suggestioni musicali Anja Lechner, Luc Ferrari, Paolo Angeli
Disegno luci Massimiliano Bressan
Produzione Biancateatro in collaborazione con CROSS International Performance Award, Tangram Teatro, Cattedra di Storia del Teatro, DAMS/Università degli Studi di Torino
Risulta di forte interesse e attualità l’indagine e l’analisi dei generi ‘uomo e donna'; delle loro divisioni e delle loro somiglianze. Orlando è un personaggio doppio, sia maschile che femminile e rappresenta “l’armoniosa convivenza del ‘maschile’ e del ‘femminile’, come energia unica, forza generatrice e come metafora stessa del superamento del concetto di separazione dei generi. (CrossAward | PREMIO CITTA' VERBANIA)
Quello che colpisce sempre degli spettacoli di Silvia Battaglio è la magia che quest’artista fa nascere sul palco giocando con la potenza espressiva che il corpo emana quando assume forme e sfumature diverse da ciò che siamo abituati a vedere. Il pubblico resta immobile e trattiene il respiro, le luci appese a questi cavi che pendono dal soffitto sono meravigliose: conferiscono a tutto il palco un atmosfera quasi magica e rituale. Questa potenza, questa energia che caratterizza il suo lavoro le rende possibile servirsi di pochissimi elementi a loro volta molto potenti, sistemati all’interno di una scenografia assolutamente minimale. Stupisce quasi come non abbia bisogno praticamente di nulla per creare un intero spettacolo, per raccontare la sua storia. (Eleonora Monticone | TEATRODAMSTORINO)
Una narrazione ora più intima e personale, ora più estesa ed universale, per un insieme di azioni misurate e mai eccessive, immaginate intorno ad idee guida come l'identità di genere e l'intescambiabilità dei sessi: il tutto è restituito con un esito scenico assolutamente apprezzabile che il pubblico mostra di gradire ripagando gli interpreti con meritati applausi. (Roberto Canavesi | TEATROTEATRO)
Protagonisti del moment of being, sono Silvia Battaglio e la sua counterpart Lorenzo Paladini. Orlando. Le Primavere ci appare oggi uno spettacolo di raffinita levità e di profonda pacatezza, nonostante smuova corde dolenti dell’identità umana. Una metamorfosi continua – la sua – che ha il sapore onirico della berceuse. Nell’intervallo tra il nero più violento e il bianco più pallido, tra la sottrazione e la somma di tutti i colori, si incastrano le azioni leggiadre e le parole poetiche del Giano bifronte al centro della scena. Di intensità ammirevole entrambi gli attori, essi guidano il pubblico – descrivendo gesti ampi e armonici – in una ricerca di sé che è insieme atto d’arte e d’amore. (Matteo Tamborrino/Silvia Limone | KRAPP'S LAST POST)
Secondo capitolo della Trilogia dell’identità, ORLANDO.LE PRIMAVERE attraversa il tema dell’identità connessa a quello del genere, ricevendo nel 2016 il PREMIO CROSS INTERNATIONAL PERFORMANCE AWARD per aver suggerito, in modo poetico attraverso gli snodi letterari dell'opera di riferimento di Virgina Woolf, profonde riflessioni inerenti la relazione tra identità individuale e identità collettiva, aspetti inscindibili che si intrecciano costantemente definendo noi stessi e la nostra relazione con il mondo. Creatura in continua metamorfosi, Orlando si modella a quell’idea di libertà che è strettamente connessa ai temi dell’identità e dell’appartenenza, nella sua natura luminosa si annida l’armoniosa convivenza del ‘maschile’ e del ‘femminile’, come energia unica e forza generatrice. Sognatrice, poetessa, refrattaria ai ruoli e alle definizioni, Orlando è un nobile e sensibile fanciullo inglese che attraversa l’esistenza dal 1600 per oltre tre secoli trasformandosi in una donna, facendo esperienza del mondo, dell’umano e dei cambiamenti, con la leggerezza dell’artista naif e la profondità dell’eroina romantica. Attraverso un’identità fluida, cangiante, in perenne rinascita e libera dalle definizioni, Orlando è l’allegoria dell’arte che per prima auspica di esistere libera facendosi specchio di una realtà eterogenea, ed è proprio nell’interscambiabilità dei sessi che Orlando porta in luce il prezioso valore che risiede nell’unicità dell’essere umano, diventando metafora del superamento del concetto di separazione dei generi ma anche e soprattutto metafora del superamento delle dicotomie in generale, dei ruoli sociali e delle convenzioni. Nella suo rapporto col tempo, Orlando scopre il segreto dell’eternità, operando una rivoluzione non solo personale, ma in qualche modo anche sociale e collettiva poiché - attraverso le sue infinite primavere - restituisce corpo e voce ai molteplici ‘io’ che regnano nella natura umana, facendo sua l’idea del viaggio come vero e proprio ‘viaggio interiore’, come atto d’amore verso la vita e come ricerca che ogni essere umano potrebbe esperire, nel tentativo di dare respiro a quell’universale e quanto mai intimo bisogno di appartenenza a se stessi.